Tra provocazioni social e minacce politiche, il confronto tra il magnate di Tesla e l’ex presidente USA svela non solo ambizioni di potere, ma anche verità scomode sull’élite globale e i legami opachi con lo scandalo Epstein.
C’è qualcosa di più profondo di un semplice scontro tra due egomaniaci miliardari nella guerra a colpi di tweet e allusioni tra Donald Trump e Elon Musk. I due si conoscono da tempo, si sono usati, adulati e poi abbandonati come capita tra uomini di potere che non tollerano rivali. Ma negli ultimi mesi, il confronto si è inasprito e ha assunto contorni inquietanti: al centro, sempre più spesso, si intravede il nome che nessuno vuole davvero pronunciare, ma che è come un macigno nella storia recente dell’élite americana: Jeffrey Epstein.
Il dossier Epstein: cosa contiene davvero?
Il cosiddetto “dossier Epstein” è un’espressione ormai entrata nel linguaggio comune per riferirsi alla mole di documenti giudiziari, agende, nomi, contatti e testimonianze relativi al caso del finanziere pedofilo morto in carcere in circostanze mai chiarite nel 2019. Epstein era molto più di un semplice predatore sessuale: era un uomo collegato a vertici del potere mondiale, dall’ex presidente Bill Clinton al principe Andrea d’Inghilterra, da potenti uomini d’affari ad accademici di Harvard.
Di recente, una parte dei documenti secretati è stata resa pubblica, e altri sono pronti a essere svelati. Il timore è che emergano nuovi nomi compromettenti – non solo per figure note, ma per interi sistemi. Musk e Trump hanno frequentato ambienti contigui, ma entrambi cercano oggi di prendere le distanze l’uno dall’altro… e da Epstein.
Musk contro Trump: perché l’attacco ora?
Elon Musk, da mesi sempre più politicizzato e vicino alla destra libertaria americana, ha recentemente attaccato Trump in modo diretto, accusandolo di essere “troppo vecchio” per un secondo mandato e sostenendo che l’America ha bisogno di un cambiamento generazionale. Ha anche lasciato intendere che l’ex presidente starebbe orchestrando campagne di disinformazione o dossier contro di lui.
Dal canto suo, Trump ha reagito nel suo stile: ha definito Musk “un altro venduto della Silicon Valley”, insinuando che il magnate sudafricano abbia “scheletri nell’armadio” e, in modo più o meno velato, fatto riferimento proprio ai contatti passati di Musk con Epstein e con ambienti finanziari legati a quest’ultimo. Non si tratta ancora di accuse dirette, ma il veleno è nell’aria.
Si accusano per paura… o per calcolo?
Quello che emerge è un sottile gioco di potere. Entrambi, Trump e Musk, cercano di posizionarsi come paladini della “verità” contro il sistema. Ma entrambi sono il sistema, o almeno ne sono stati parte. Se si attaccano sul piano morale, è perché sanno quanto sia fragile la moralità nel loro ambiente. Se evocano Epstein, è perché sanno che quel nome può far crollare interi imperi.
Musk ha avuto contatti sporadici con Epstein, ma ne ha sempre minimizzato l’importanza. Trump, invece, ha avuto un rapporto più lungo e ambiguo con il finanziere, prima di prenderne le distanze ufficialmente. Entrambi sono stati citati, sebbene in modo differente, nei documenti legati al caso. Ecco perché il dossier Epstein rappresenta una minaccia per entrambi: non perché necessariamente colpevoli, ma perché vicini troppo a lungo a chi oggi nessuno vuole più conoscere.
Una faida da reality show con implicazioni reali
A guardarla superficialmente, la faida tra Musk e Trump sembra solo un gioco di vanità, una lotta tra galli nel pollaio della politica americana. Ma c’è qualcosa di più. In un contesto in cui le piattaforme social sono diventate arene politiche, i due uomini incarnano visioni diverse del potere: Musk vuole controllare la narrazione digitale (possiede X/Twitter, dialoga con l’AI e l’esercito), Trump vuole dominare quella politica (con un ritorno alla Casa Bianca come ossessione).
Il loro scontro, però, potrebbe rivelarsi un boomerang per entrambi. Perché dietro le accuse reciproche, ci sono segreti che fanno paura. E il nome di Epstein, con tutto ciò che implica – sfruttamento, ricatto, connivenze – è una bomba che nessuno vuole veder esplodere… ma che entrambi brandiscono come minaccia.
Non si tratta solo di gossip tra miliardari. Quando due degli uomini più potenti e divisivi del nostro tempo si accusano a vicenda evocando ombre come quelle del caso Epstein, è la democrazia stessa a tremare. Non perché uno dei due abbia più ragione dell’altro, ma perché entrambi dimostrano che il potere, quando non ha limiti, diventa pericoloso. Non solo per chi lo detiene. Ma per tutti noi.