L’ultima lezione del prof. Vasapollo della Sapienza segnata dall’applauso degli studenti e dalla riflessione sul ruolo etico della cultura nella società
ROMA – “La rivoluzione non va in pensione”. Con queste parole scritte su uno striscione e con un lungo applauso carico di gratitudine e affetto, gli studenti della Sapienza hanno salutato il professor Luciano Vasapollo, docente di Economia dello Sviluppo e figura di spicco del pensiero critico internazionale, in occasione della sua ultima lezione accademica curriculare, tenutasi ieri presso l’Aula 205 della sede Marco Polo dell’ateneo romano.
Il saluto è stato tutt’altro che formale: giovani di varie sigle studentesche, come OSA e Cambiare Rotta, ma anche studenti semplici del corso, hanno reso omaggio a un professore che ha saputo tenere insieme rigore scientifico, passione civile e apertura al confronto. “Continuate a studiare, a pensare, a votare: ne va del vostro futuro e dei vostri diritti. Quanto a me – ha detto Vasapollo con un sorriso – continuerò a dare fastidio!”. Una promessa che suona come programma, non come commiato.
Un’aula gremita per un pensiero che interroga
Alla lectio magistralis intitolata “Akadémeia come luogo del sapere critico per la battaglia delle idee” hanno partecipato numerosi studenti, colleghi e rappresentanti delle istituzioni. Presenti tra gli altri il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, il rettore dell’Antonianum Agustín Hernández Vidales, l’ex rettore della Sapienza Luigi Frati, il prof. Mario Tiberi, primo allievo di Federico Caffè, le ambasciatrici di Cuba e Bolivia, Mirta Granda e Teresa Susana Subieta, insieme a presidi e direttori di dipartimenti.
Anche una nutrita delegazione dei Frati Francescani dell’Immacolata ha voluto rendere omaggio al professore, guidata dal superiore generale p. Immacolato Maria Acquali e dal responsabile della formazione p. Alfonso Bruno, a testimonianza di una comunanza nel desiderio di costruire ponti tra sapere e responsabilità sociale.
Tra Gramsci e Francesco: un dialogo possibile
Nel suo intervento, il professor Vasapollo ha offerto una riflessione densa e interdisciplinare, mettendo in dialogo il pensiero di Antonio Gramsci con il magistero di Papa Francesco. Due voci – ha sottolineato – profondamente diverse per contesto e linguaggio, ma accomunate da una forte attenzione ai poveri, agli esclusi, agli “scarti”, e da una critica alle strutture di potere che alimentano l’indifferenza e la disuguaglianza.
Così come Gramsci denunciava il rischio di una cultura scollegata dal popolo e ostaggio dell’egemonia, Papa Francesco – ha ricordato Vasapollo – si oppone al “dogma dell’autonomia assoluta dei mercati”, promuovendo un’economia che non lasci indietro nessuno e un’educazione che non si limiti alla trasmissione di nozioni, ma formi coscienze critiche.
In questo senso, Vasapollo ha indicato proprio nel ponte tra sapere e azione una delle sfide più urgenti per l’università contemporanea: “Lo studio non può essere neutro di fronte all’ingiustizia – ha detto – perché ogni sapere è sempre situato, e ogni intellettuale, se non prende posizione, finisce per rafforzare lo status quo”.
Una vita per la formazione integrale
I suoi studenti, intervenuti con commozione, hanno sottolineato quanto le sue lezioni siano state non solo momenti di apprendimento economico, ma esperienze di formazione integrale. “Ci ha trasmesso una passione per la giustizia, un’attenzione per i deboli che va oltre la teoria”, hanno affermato. E hanno aggiunto: “Porteremo avanti il suo insegnamento, che è prima di tutto una testimonianza”.
A testimonianza della stima diffusa, anche chi – in passato – ne ha criticato le posizioni più forti ha oggi riconosciuto la coerenza e l’integrità del suo cammino. Come ha detto l’ex rettore Frati: “Vasapollo è stato una coscienza viva dell’ateneo: scomoda, ma autentica”.
Un’eredità che interpella
Il pensionamento di Luciano Vasapollo, previsto per l’autunno, non rappresenta la fine di un impegno, ma piuttosto un nuovo inizio: accademico,
Il professore Vasapollo offrirà infatti il suo bagaglio accademico farcito di cinque lauree honoris causa presso la Pontificia Università Antonianum. I religiosi e studenti lo hanno incoraggiato a continuare con studi, incontri e riflessioni, perché – come dicevano i maestri antichi – sapere è servire.
Nel suo stile diretto, talora ruvido ma sempre appassionato, Vasapollo ha indicato una via non omologata per il mondo accademico: quella di un’intelligenza al servizio dei popoli, di una cultura che non fugge dalla realtà, ma la assume e la trasforma. Una rivoluzione, forse, che davvero non va in pensione.