«Portare figli è un diritto di ogni donna e non dovrebbe essere spogliato da nessuno” ha dichiarato Li Yang, trentiquattrenne di Shenzhen, pronta a diventare madre da sola rivolgendosi a una banca del seme in Danimarca. Un tempo, questa frase sarebbe apparsa trasgressiva o marginale. Oggi, in Cina come altrove, è sintomo di un mondo che cambia — ma anche di una cultura che si frammenta.

Nel colosso asiatico, dove il matrimonio è stato per secoli il fondamento sociale e il prerequisito per la maternità, le madri single cominciano a trovare accoglienza, più per realismo demografico che per scelta etica. Mentre il Partito comunista predica “virtù familiari tradizionali”, le città registrano tassi di natalità tra i più bassi al mondo. E così, le donne che prima erano marginalizzate perché non sposate e incinte, ora diventano — in silenzio — potenziali salvatrici del destino demografico nazionale.

Tra modernità e disgregazione culturale

Non si tratta di una rivoluzione. Piuttosto di un cedimento controllato: alcune province cinesi, come Sichuan e Shaanxi, hanno eliminato le sanzioni per le madri non sposate, e in certi casi ne permettono la registrazione anagrafica. In parallelo, nascono cliniche che assistono donne cinesi desiderose di concepire da sole, anche viaggiando all’estero. In nome dell’autonomia, e spesso della frustrazione verso modelli relazionali instabili.

Questo fenomeno, che intercetta giovani donne istruite e urbanizzate, tocca nodi cruciali: il rapporto tra corpo, maternità e desiderio, ma anche la solitudine crescente che si maschera da libertà. È la maternità che si “emancipa” dal matrimonio, ma spesso anche dalla relazione, dallo scambio, dal noi. In nome di un progetto individuale, magari generoso e amorevole, ma che rischia di privare il figlio del diritto a crescere con un padre e una madre.

Il diritto del figlio prima di quello dell’adulto

Nel nostro contesto culturale, il diritto ad avere un figlio non può prevalere sul diritto del figlio ad avere un’origine chiara e relazioni affettive autentiche. Anche nei momenti in cui le strutture familiari falliscono — e lo sappiamo — non possiamo elevare l’eccezione a modello normativo. La maternità single non è uno scandalo, né una colpa. Ma farne un diritto codificato, sganciato da ogni legame relazionale, rischia di essere una risposta individualista a una crisi collettiva.

Nel discorso pubblico manca spesso una domanda più profonda: perché le relazioni tra uomini e donne si sono indebolite a tal punto? Perché il matrimonio viene evitato come vincolo e visto come ostacolo alla realizzazione personale? E infine: cosa dice questo alle nuove generazioni che crescono senza esempi stabili di amore fedele e duraturo?

La sfida cinese e quella globale

Il caso cinese è emblematico perché incrocia una crisi culturale con una crisi sistemica. Da una parte, lo Stato cerca nuove soluzioni al declino demografico; dall’altra, la società — soprattutto femminile — cerca libertà e riscatto da modelli patriarcali. Ma se la risposta diventa una maternità senza relazione, una genitorialità senza dialogo tra maschile e femminile, si apre un nuovo terreno di fragilità per i figli e per la società.

La Chiesa, anche da lontano, può offrire una parola profetica: non giudicare, ma nemmeno cedere alla cultura dell’io autonomo. Accompagnare le madri single con rispetto e amore, senza smettere di annunciare che la vita umana nasce pienamente quando è frutto di un amore condiviso, stabile, fedele. E che ogni figlio ha diritto non solo alla nascita, ma anche a una storia d’amore che lo precede e lo accoglie.

In Cina, le barriere alla maternità single si stanno abbassando lentamente, ma non si sta costruendo una vera cultura della famiglia, né del figlio. Il rischio, anche in Occidente, è di scivolare in una visione in cui tutto diventa progetto individuale — persino la vita di un altro essere umano.

La crisi della natalità non si risolve incentivando solitudini riproduttive, ma ricostruendo fiducia, relazioni, futuro condiviso. È qui che si gioca la sfida più grande: non quanti figli nascono, ma in quale umanità nasceranno.

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